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Educazione bilingue e multilingue e valorizzazione della lingua madre

Nelle nostre scuole, gli alunni figli di immigrati hanno competenze linguistiche diverse dall’italiano e dalle altre lingue comunemente insegnate come L2 (inglese, francese, tedesco, spagnolo). Anche molti alunni italiani hanno competenze linguistiche derivanti dalla dialettofonia presente in gran parte del suolo nazionale, o da contatti con lingue straniere al di fuori dell’ambiente scolastico.

Oggi si parla di “repertori linguistici”. Una persona può dirsi plurilingue quando è in grado di utilizzare, a diversi livelli di competenza, lingue differenti.

Per una lingua potrebbe avere solo una competenza orale, per un’altra raggiungere un livello C1 anche nello scritto, magari ne comprende una terza perfettamente, ma non è in grado di esprimersi utilizzandola, e via dicendo. Le varietà dei repertori linguistici sono infinite.

Inoltre, il repertorio linguistico di una persona è fluido, mutevole, non è mai fisso e acquisito una volta per tutte. A seconda delle situazioni e delle esperienze individuali, le competenze linguistiche personali possono ampliarsi e migliorare, oppure possono regredire considerevolmente, fino addirittura a sparire.

La “Guida per lo sviluppo e l’attuazione di curricoli per una educazione plurilingue e pluriculturale” sottolinea come il diritto alla lingua d’origine sia un principio fondamentale, dato che garantisce la conservazione dei legami familiari, dei contatti con le comunità e con i paesi di origine nei processi di migrazione. La ricerca effettuata sul bilinguismo ha portato alla luce una significativa interdipendenza fra sviluppo della L1 e della L2 quando la lingua di origine coincide con la lingua materna.

Il riconoscimento e la valorizzazione della pluralità linguistica può essere di grande aiuto nella formazione di studenti che crescano con un’idea inclusiva e globale della cittadinanza. Nella nostra società, l’elaborazione di questo concetto è fondamentale.

L’obiettivo è quello di trovare un posto anche per le lingue minoritarie all’interno dei percorsi didattici e non proposti nelle scuole. A questo proposito, sono possibili diversi approcci, anche trasversali, che si focalizzino su:

  1. La visibilità delle L1 nella scuola
  2. Le L1 come “risorse a disposizione della scuola per la formazione di tutti gli allievi che accoglie e non un ostacolo al successo dei bambini che le parlano”
  3. L’Integrazione scolastica e sociale senza separazione brutale degli alunni parlanti altre lingue dal loro primo ambiente

Si parla quindi di nutrire la curiosità e l’interesse degli alunni nei confronti della pluralità linguistica che fa parte del nostro paese, non di insegnare a tutti altre lingue oltre a quelle normalmente adottate dal sistema scolastico.

Questo tipo di attività ha in sé il grande vantaggio di agire a livello cognitivo su più fronti, stimolando riflessioni e analisi rispetto ai suoni, ai sistemi di scrittura, all’etimologia delle parole e a considerazioni geografiche, storiche e politiche.

Consideriamo anche, oltre all’eventuale ampliamento delle competenze linguistiche, quanto si possa lavorare in termini di consapevolezza, percezione di sé e dell’altro e metariflessione.

Partendo dalla situazione linguistica effettiva della classe, possono essere studiate e proposte svariate attività didattiche, mantenendo il focus sui seguenti obiettivi:

  • Indirizzare l’attenzione degli alunni verso la pluralità linguistica e la sua ricchezza;
  • Valorizzare i repertori linguistici di ogni singolo alunno;
  • Sviluppare la curiosità verso le lingue straniere e gli altri sistemi di scrittura (alfabetici con caratteri latini e non latini, non alfabetici);
  • Sviluppare l’idea di convenzionalità dei sistemi di scrittura;
  • Sviluppare l’attitudine al confronto, a cogliere differenze e similitudini, per aumentare la consapevolezza relativa alla nostra lingua madre;
  • Sviluppare un’idea dinamica delle lingue, partendo dai contatti, le contaminazioni e i prestiti linguistici.